Un tema che certamente, in questo periodo di crisi, tocca la realtà quotidiana di molti cittadini sammarinesi è quello della mobilità e dei lavori socialmente utili. La legge attualmente in vigore, n. 73/2010 in materia di tutela dei lavoratori che hanno perso il proprio impiego, prevede che al momento dell’iscrizione alle liste di mobilità venga stipulato anche un “Patto di Servizio”, con lo scopo di garantire la propria disponibilità allo svolgimento di attività socialmente utili.
Con la stipula di questo accordo, ai fini della ricezione dell’indennità economica, il lavoratore in stato di disoccupazione si impegna, se convocato, a prestare “servizi di utilità collettiva” presso un’azienda o, più spesso, presso Enti statali o parastatali che, per cause di diversa natura, abbiano necessità di ulteriore personale presso le relative strutture.
Quando il lavoratore in mobilità viene chiamato in servizio, la normativa dispone di tenere “in considerazione la professionalità posseduta e le mansioni in precedenza svolte”: non ci risulta tuttavia, salvo rare eccezioni, che sia ad oggi concretamente applicata questa disposizione, che invece consentirebbe al lavoratore – nello svolgimento della mansione assegnata – di mettere a frutto le proprie competenze specifiche con, conseguentemente, un più alto livello di prestazione lavorativa.
Il lavoratore che si trova in stato di temporanea disoccupazione vive, generalmente, un momento particolarmente difficile, a livello socio-economico ma soprattutto emotivo, e deve dunque essere tutelato, anche nella possibilità di non sostenere carichi di lavoro e di responsabilità che vadano oltre le sue competenze e possibilità. Si pensi, per fare un esempio, a quanto un tecnico specializzato potrebbe assolvere al patto di servizio in maniera più efficace mettendo le sue abilità e la sua esperienza professionale al servizio degli uffici della Pubblica Amministrazione, se essi dovessero avere la necessità di una figura con tali qualifiche, e che invece se assegnato a struttura con altre finalità sarebbe costretto a doversi riqualificare professionalmente svolgendo tutt’altro tipo di mansione. Ciò sicuramente consentirebbe sia al lavoratore di sentirsi maggiormente gratificato sia allo Stato, che comunque dovrebbe sostenere i costi della mobilità, di poter usufruire – almeno temporaneamente – di una professionalità qualificata.
La riorganizzazione del mondo del lavoro dipende dalle competenze e capacità di ciascuno, che vanno valorizzate: costruiamo insieme il nostro Domani.
DOMANI – Motus Liberi
1 Comment
Luca
Sono d’accordo con il vostro pesiero! Io sono dissocupato, ho 55 anni con 20 anni di danza alle spalle…. Posso capire benissimo il vostro pensiero su Competenze e Capacità Lavorative di ciascuno, che vanno valorizzate!! Io sono il primo a dimostrare le mie capacità come insegnate di danze!!