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Caro Alberto Forcellini,

non è nostra abitudine rivolgerci a soggetti inesistenti, ma in questo caso sentiamo il dovere di fare un’eccezione al fine di fare chiarezza, in quanto ci pare chiaro che Lei non abbia idea di cosa parli considerato quanto espresso in uno dei Suoi ultimi interventi laddove, con argomentazioni non solo errate ma evidentemente anche strumentali, cerca di far passare il pericoloso concetto che la semplificazione della normativa societaria, proposta dalla Segreteria Industria Artigianato e Commercio e votata all’unanimità dalle forze politiche in Commissione Finanze, rischi di mostrare vulnerabilità di cui la criminalità potrebbe approfittarsi.

Dobbiamo purtroppo concordare sul fatto che la malavita organizzata oggi si sia evoluta ed utilizzi strumenti sempre più nuovi e all’avanguardia per poter svolgere le proprie attività, per questo è altrettanto necessario che le contromisure adottate siano di livello – dove possibile – molto superiore in modo da poterne contrastare la diffusione: il dato emerso evidenzia che negli ultimi decenni della storia sammarinese si sia assistito ad un frequente connubio tra politica e criminalità, più o meno organizzata. È evidente che questo non possa più ripetersi e, per fare ciò, occorre un profondo esame di coscienza da parte di chi svolge da tempo attività politica, oltre che un’adeguata formazione e preparazione di chi oggi decide di dedicarsi a questo impegno, per evitare di ripetere gli errori del passato.

L’unico modo per contrastare i nuovi metodi criminali, sempre più tecnologicamente avanzati, è dunque quello di dotare il sistema sammarinese di un apparato tecnologico ed informatico all’avanguardia: anche in questo senso abbiamo sempre ritenuto strategico l’importante rapporto stretto con AWS (Amazon Web Services), che ci consentirebbe di conservare dati sensibili e monitorare l’erogazione di servizi con un elevato standard di sicurezza, già testato a livello globale da molti Stati, iniziativa che tuttavia fino ad oggi ha incontrato l’ostacolo ed il rallentamento da parte di chi – a questo punto non troviamo altre spiegazioni – si pone in contrapposizione all’evoluzione tecnologica del Paese. Questo processo, ovviamente, va portato avanti in sinergia con gli enti dedicati – Tribunale, Ufficio Attività di Controllo, BCSM, AIF, Nucleo Antifrode -, che per il tramite di un gruppo di lavoro già da tempo istituito si stanno impegnando proprio in questo senso.

Del resto, nel mondo di oggi occorre anche avere il coraggio – adottando le dovute cautele – di esplorare nuove strade ed intercettare settori economici nei quali il nostro Paese, per le sue caratteristiche, potrebbe essere avvantaggiato agendo con tempestività. Una comunità che non ha il coraggio di superare il passato ed evolvere, mentre il resto del mondo corre, non può crescere: il tutto ovviamente garantendo alle istituzioni pubbliche, agli organismi di vigilanza ed agli operatori il pieno controllo delle attività svolte. Il prestanomato e la difficoltà di accesso ai registri si possono contrastare con un più veloce scambio e incrocio di dati tra uffici (su questo sì che la Pubblica Amministrazione deve lavorare!), non con ordini del giorno depositati in Commissione Finanze e politicamente strumentali, oltre che poco attinenti con un testo di legge poi approvato nel medesimo contesto – lo ribadiamo – all’unanimità.

Forse con questa scusa, per il fatto che si tratta di un ottimo risultato portato a casa da chi ci ha lavorato con impegno, ora si vuole provare a rimetterlo in discussione?

È mera e sterile polemica quella sull’articolo del testo relativo ai soggetti inidonei, assolutamente tutelante così come formulato e che semplicemente necessita di essere applicato. Chi vede dunque nella formulazione del testo di legge in materia societaria vulnerabilità nelle misure di controllo, dimostra da un lato di non essere un tecnico e dall’altro di esprimere anche valutazioni grossolane, per il solo gusto di screditare l’importante lavoro svolto in sinergia con gli operatori del settore.

Fatte queste doverose premesse, che speriamo possano aver dato risposta a molte delle Sue perplessità, ci chiediamo se il Presidente del Consiglio Draghi, nel sottolineare che – riguardo al percorso intrapreso da San Marino – ci fosse “ancora molta strada da fare”, forse si riferisse non tanto a questo ma piuttosto ad altri settori della vita pubblica del nostro Paese.

Sul fatto che, in ogni caso, l’impegno debba essere corale siamo assolutamente d’accordo: continuiamo a ripeterlo dall’inizio di questa legislatura, pur trovando spesso – anche su progetti determinanti – l’ostruzionismo proprio di chi, da una parte, vorrebbe mostrarsi come unico salvatore della Patria pur avendo contribuito a portarla nella difficile situazione di oggi e, dall’altra, – forse un po’ confuso? – oggi chiede a gran voce l’impegno collettivo e di comunità, pur nei fatti dimostrandosi incapace di collaborare.

DOMANI – Motus Liberi

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