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Caro Sammarinese,

un’imposta patrimoniale che non vada a colpire i grandi capitali si presenta come fortemente iniqua nei confronti, soprattutto, di quei cittadini che non abbiano trovato espedienti per occultare i propri patrimoni.

L’attuale formulazione della normativa (Decreto Delegato 30 aprile 2018 n. 44) prevede, infatti, che l’imposta non sia dovuta “dai soggetti tenuti al pagamento dell’imposta straordinaria sul patrimonio netto”, ovvero dalle società. Ancora una volta, dunque, i grandi speculatori che hanno “schermato” i propri patrimoni immobiliari facendoli confluire tra le proprietà di una persona giuridica, avranno la possibilità di non pagare per gli stessi alcuna imposta patrimoniale.

In altre parole, chi ha risparmiato una vita intera (o persino chi non vi è riuscito) paga comunque l’imposta anche sulla prima casa, seppur con aliquota ridotta; chi possiede invece – per mezzo di una società – un grande patrimonio immobiliare, sarà tenuto a pagare uno 0,4% (che probabilmente scenderà ad uno 0,3%) calcolato sul patrimonio netto (differenza tra attività e passività) della società.

Noi riteniamo che un’imposta patrimoniale, qualora risulti effettivamente necessaria per risolvere in maniera definitiva alcuni problemi di bilancio dello Stato, debba essere socialmente equa, non vessando alcune categorie di cittadini favorendone al contempo altre.

Il fine di un’imposta patrimoniale “una tantum” non può essere quello di correre ai ripari per risolvere crisi di liquidità della spesa corrente dello Stato, ma deve servire a reperire le risorse necessarie per creare sviluppo, occupazione e prospettive economiche, determinando, di conseguenza, i presupposti economici affinché non si debba più ricorrere a provvedimenti fiscali di tale portata.

Le imposte sui patrimoni incidono negativamente sull’andamento economico di un Paese ed accentuano inevitabilmente lo scontro sociale, considerata la scarsa equità del provvedimento adottato. Sono ritenute poi decisamente ottimistiche le previsioni relative al gettito fiscale che dovrebbe produrre l’imposta patrimoniale, divenendo la stessa, in caso di mancato raggiungimento del gettito preventivato, un provvedimento non sufficiente ad incamerare le risorse ritenute necessarie dallo stesso Governo.

Manifestata la nostra contrarietà a tale provvedimento, qualora comunque lo stesso fosse assolutamente necessario per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato in maniera definitiva, si considera almeno prioritario riportare ad equità il provvedimento emesso, esentando totalmente la “prima casa” di ogni cittadino da ogni forma di imposizione ed applicando invece l’imposta a tutti i soggetti dell’ordinamento sammarinese, indifferentemente persone fisiche e giuridiche, elevando in maniera proporzionale, in base al numero ed alle tipologie di proprietà, le aliquote per tutti gli immobili diversi. Equo parrebbe altresì prevedere quantomeno una soglia di esenzione sui depositi bancari detenuti all’estero da cittadini sammarinesi, sudati risparmi e che spesso già sono stati tassati a monte, in quanto tale scelta è stata probabilmente dettata dalla sfiducia derivante dalla grave crisi del settore bancario che ha colpito la Repubblica negli ultimi anni.

Il miglior modo per costruire il Domani, è sceglierlo.

 

DOMANI – Motus Liberi

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