Interveniamo a seguito della replica della Segreteria di Stato agli Affari Esteri al nostro comunicato del 10 giugno, in merito alle trattative con l’Unione Europea.
Abbiamo ascoltato il dibattito consiliare in proposito e preso parte alle serate organizzate dalla Segreteria di Stato tra aprile e maggio, ma nessuno dei punti che seguono è stato approfondito in modo adeguato ed al fine di dare un’esatta rappresentazione dei fatti, oltre che una consapevolezza piena ai cittadini che, in caso di prosecuzione delle trattative, si potrebbero ritrovare – loro malgrado – ad avere avviato un processo di adesione all’Unione Europea. Siamo perfettamente consapevoli del delicato ruolo che una forza politica responsabile ha nel Paese, proprio per questo – e per la delicatezza del tema trattato – si è reso necessario intervenire pubblicamente.
Non abbiamo mai sventolato lo “spettro di un’ipotetica adesione a pieno titolo all’Unione Europea” (questa è un’aggiunta della Segreteria di Stato). Abbiamo semplicemente espresso forte preoccupazione rispetto ad un accordo di associazione di cui nulla oggi si sa e che, per definizione, è il primo passo per l’adesione all’Unione Europea. Siccome la popolazione in ordine a tale processo si è già espressa nell’anno 2013, cercare di sostenere che oggi si stia parlando d’altro ci sembra un modo del tutto ingiustificato per raggiungere il medesimo scopo a dispetto della volontà popolare.
Quelli che la Segreteria di Stato sostiene di voler raggiungere con l’accordo di associazione, come ad esempio le agevolazioni per le imprese, possibilità per le nostre banche di operare all’estero, condizioni migliori per gli studenti che intendano frequentare programmi di scambio universitari, etc., sono a nostro parere obiettivi che si possono comunque raggiungere con strumenti diversi dall’accordo di associazione, che come dichiarato dalla stessa Segreteria comporterà il fatto che “la Repubblica di San Marino sarà soggetta agli obblighi derivanti dalla legislazione europea.”
C’è una reale consapevolezza rispetto alla portata di quest’ultima affermazione?
Un conto è recepire specifiche e singole normative, altro è assoggettare automaticamente la Repubblica a tutti gli obblighi della legislazione europea (sic!)
Ci chiediamo, ad esempio, per quale motivo non si possa percorrere – a seguito del raggiungimento di un accordo di collaborazione strategica con la vicina Italia – la strada dell’ampliamento e della ri-contrattazione dell’Accordo di Cooperazione ed Unione Doganale già esistente tra l’Unione Europea e la Repubblica di San Marino, visto e considerato che tale accordo ha come finalità quella di “promuovere una cooperazione globale fra di esse [U.E. e San Marino], al fine di contribuire allo sviluppo economico e sociale della Repubblica di San Marino e di favorire il consolidamento delle loro relazioni”. Percorrere questa strada permetterebbe di trattare le singole e specifiche problematiche della Repubblica (ivi compreso il problema delle targhe e del T2) senza tuttavia porsi il problema del recepimento dell’aquis comunitario che, proseguendo sulla strada dell’associazione, porterà a drammatiche ripercussioni sul sistema economico del Paese (si pensi, ad esempio, alla libera circolazione dei professionisti).
Alla luce di quanto sopra, ribadiamo e confermiamo che dal nostro punto di vista si debbano necessariamente interrompere le trattative in essere fino a quando non saranno chiariti, al di là di ogni ragionevole dubbio, le precise finalità, i costi, le ripercussioni sul piano del recepimento delle normative e più in generale sul sistema Paese. Quello che si vuole bloccare, quindi, è una trattativa portata avanti nel più totale silenzio e senza consapevolezza da parte dei cittadini, da cui può derivare un serio pericolo per l’intera comunità. Una scelta come questa, in un paese libero, deve essere oggetto di referendum preventivo.
Rimaniamo a disposizione per qualunque ulteriore confronto, nell’interesse della cittadinanza.
DOMANI – Motus Liberi