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Caro Sammarinese,

il reparto di cardiologia è a rischio chiusura, l’ortopedia è nella stessa situazione e la ginecologia non gode di migliore salute. Bollettino di guerra? No, è la situazione attuale in cui versa il nostro Ospedale di Stato.

A poco o nulla, temiamo, serviranno il bando internazionale per il reclutamento di personale medico e l’equiparazione ai dirigenti, soluzioni ad oggi adottate, in quanto riteniamo sia a questo punto necessario concepire in un modo completamente diverso la Sanità sammarinese.

Come già riportato nei nostri precedenti interventi, le condizioni economiche e lavorative dei medici in Italia non sono assolutamente le migliori in Europa, tanto che una discreta parte di specialisti non prende nemmeno in considerazione la possibilità di partecipare ad un bando di reclutamento in Italia, piuttosto valica le Alpi senza pensarci due volte. In questo quadro va evidenziato che, ad oggi, le condizioni lavorative dei medici a San Marino sono addirittura peggiori di quelle dei colleghi italiani, ciò perché:

  • non possono praticare la libera professione, se non con limitate eccezioni e lungaggini burocratiche, che la rendono anti-economica e sostanzialmente impossibile;
  • non possono continuare a prestare servizio dopo la pensione, in tal modo invece pagherebbero le imposte sugli introiti aggiuntivi come accade in gran parte d’Europa;
  • la retribuzione è costituita in gran parte da indennità (anche il 40%), che non vengono conteggiate ai fini pensionistici e che vengono spesso colpite da provvedimenti di “spending review”;
  • sussiste un problema relativo al reciproco riconoscimento della carriera contributiva tra San Marino e gli altri Stati a fini pensionistici;
  • la formazione medica in San Marino è praticamente inesistente ed i nostri medici sono obbligati a partecipare a corsi di aggiornamento fuori territorio.

Tutto ciò considerato, risulta facile comprendere come, essendo le condizioni lavorative dei medici a San Marino peggiori che in Italia, l’efficacia di un bando internazionale appare decisamente limitata già in partenza.

Inoltre, l’equiparazione del medico ad un dirigente non risolve i problemi sopra elencati, se il sistema retributivo non sostituisce le indennità, se non si riconoscono vicendevolmente i contributi tra Stati e se non si consente ai medici di lavorare dopo la pensione, tassando le entrate aggiuntive.

Quanto sopra descritto deve essere riformato alla radice, perché tale sistema crea delle distorsioni, delle anomalie e dei paradossi.

Sul punto è di esempio quanto successo nel reparto di radiologia, dove sono stati mandati in pensione medici di San Marino, che non possono quindi più esercitare la professione (pena la revoca della pensione stessa), e sono stati assunti (pagati ad ore, salatamente) medici esterni italiani, anch’essi in pensione, in quanto non si riesce più a far fronte con efficacia alle esigenze sanitarie dei cittadini sammarinesi.

Considerata la situazione complessiva della sanità sammarinese, si ritiene concreto il rischio di contrarre un debito consistente nei confronti della vicina Italia per prestazioni mediche eseguite fuori territorio, per cui ci chiediamo: se i reparti di medicina specialistica a San Marino dovessero chiudere perché i medici abbandonano l’Ospedale di San Marino e la vicina Italia, un giorno di questi, ci venisse a chiedere di saldare i debiti per le prestazioni mediche eseguite fuori territorio, dove potremmo reperire i soldi necessari a pagare?

Confermando la nostra disponibilità a confrontarci con tutte le parti coinvolte, riteniamo assolutamente urgente ed improcrastinabile adottare importanti decisioni risolutive e programmatiche, evitando di limitarsi alle sole emergenze, a tutela della sanità sammarinese: l’obiettivo è preservare la salute nostra e delle generazioni di domani.

 

DOMANI – Motus Liberi

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