Dopo essere decaduto per legge dal ruolo di Segretario al Lavoro Alessandro Bevitori per cui emergono anche ulteriori evidenze (crepi l’avarizia), oggi emergono evidenze per cui risulta decaduto anche il Segretario al Territorio Matteo Ciacci.
La LEGGE QUALIFICATA 15 dicembre 2005 n.184 “LEGGE QUALIFICATA SUL CONGRESSO DI STATO” al suo articolo 9 (Incompatibilità dei membri del Congresso di Stato) è lapidaria nel prevedere che “I membri del Congresso di Stato non possono esercitare la libera professione, l’industria, l’artigianato o il commercio, né essere titolari di licenze di esercizio di qualsiasi genere ovvero nonpossono ricoprire cariche, né esercitare le funzioni di presidente, legale rappresentante, amministratore, membro del consiglio di amministrazione, liquidatore, sindaco o revisore, direttore generale, consulente legale o amministrativo di qualsiasi società o associazione esercente l’industria, l’artigianato o il commercio, e comunque entrare in rapporto d’affari, anche occasionalmente, con la Pubblica Amministrazione, sotto qualunque forma, anche mediante persone associate in attività professionali, commerciali, artigianali ed industriali.
3. […] I medesimi membri che al momento della nomina ricoprano una delle cariche o una delle funzioni di cui ai precedenti commi 1 e 2, devono, a pena di decadenza, dimettersi dalle stesse entro cinque giorni dalla prestazione del giuramento.
4. La violazione dei divieti di cui al presente articolo comporta la decadenza immediata dalla qualità di Segretario di Stato.”
Gli ormai Consiglieri Bevitori e Ciacci risultano, dai pubblici registri, ancora oggi, e ben oltre i cinque giorni previsti per legge, rispettivamente amministratore unico e amministratore unico e sindaco di società ed enti di cui al precedente punto della Legge e dunque decaduti dal proprio ruolo oramai da settimane: mentre Alessandro Bevitori, già decaduto ma evidentemente recidivo, risulta, infatti, ancora ad oggi, amministratore unico della società TITAN REAL ESTATE S.P.A., anche il Segretario di Stato per il Territorio, Matteo Ciacci, ricopre ad oggi la carica di amministratore unico e sindaco della cooperativa “Il Timbro”.
Riteniamo che il rispetto della legge sia principio e valore supremo ed imprescindibile in una società civile ma soprattutto in uno stato di diritto; dover prendere atto che, pur avendo portato all’attenzione del governo e della maggioranza una violazione che mina la legittimità dell’azione di governo a soli 60 giorni dal suo insediamento, tutto prosegue come niente fosse ed anzi con supponenza da parte di governo e maggioranza e nel silenzio generale: questo è francamente inaccettabile.
Chi è chiamato ad esercitare funzioni pubbliche deve essere svincolato da ogni possibile conflitto di interessi, reale e potenziale, al fine di tutelare il bene comune e preservare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni stesse.
Peraltro quanto accaduto colpisce non solo la posizione dei singoli consiglieri Bevitori e Ciacci, ma l’intero Congresso di Stato che, essendo organo collegiale, continua a riunirsi e a prendere decisioni con due membri illegittimi e senza aver proceduto alle attribuzioni ad interim così come previsto, anche in questo caso, dalla legge.
Al netto di voler perseguire un’ulteriore violazione di legge ovvero compromettere il principio di collegialità del Congresso di Stato, la questione non ci pare catalogabile, come vorrebbe la maggioranza, come una questione di lana caprina e di mera forma anzi ne va della difesa di un principio essenziale per garantire imparzialità, trasparenza e correttezza nell’operato delle Istituzioni.
Difendere con pervicacia e contro le evidenze documentali una violazione di legge quando, al netto della figura dilettantesca, sarebbe eventualmente sufficiente procedere ad una nuova votazione dei due membri decaduti, riteniamo renderebbe colpevoli e complici tutti i membri di maggioranza della compromissione delle regole democratiche del nostro sistema, promuovendo un messaggio pericoloso, ovvero quello che chi gestisce il potere può tutto, contro tutto e senza timore alcuno: non ci stupisce che in questo Paese i cittadini abbiano paura di candidarsi, di votare come credono, di uscire dallo stato di omertà in cui certa politica ci costringe.
RETE
Repubblica Futura
DOMANI – Motus Liberi